ANALISI STATO Dl CONSERVAZIONE

L’opera. dipinta ad olio su tela da Giovanni Carobbio nel secolo XVIII, trova collocazione nei depositi della Chiesa dedicata a San Giovanni Battista in Telgate.

Il dipinto, olio su tela, raffigurante “Madonna del Carmine, San Giuseppe e San Antonio da Padova”

presentava un preoccupante stato conservativo, sia strutturalmente, sia esteticamente.

Le dimensioni notevoli, cm. 280 x 180, nonché la presenza degli angoli superiori sagomati, fanno presupporre che l’opera fosse posta entro una cornice marmorea in sito, probabilmente entro una delle cappelle della Chiesa medesima.

La particolare sagomatura degli angoli superiori rende evidente che la realizzazione del dipinto sia antecedente alle cornici degli altari marmorei oggi presenti negli altari laterali; probabilmente l’opera è precedente al riassetto dell’intero impianto decorativo della Chiesa.

Sin da una preliminare analisi visiva dell’opera non si sono riscontrate tracce di interventi di restauro precedenti, se non stratificazioni di vernici stese nel corso dei secoli.

Il telaio, in essenza di abete, presenta una perimetratura in assi di sezione ridotta ( cm. 2 per cm 5 ), rinforzati da una traversa rompitratta posta orizzontalmente In fase di analisi è emersa l’effettiva inconsistenza delle assi, la mancanza di estensioni angolari, ora fissati con chiodi passanti, e l’assenza di smussi perimetrali che hanno causato una serie di problemi statici al supporto in tela.

Da notare due angoli superiori sono smussati e i due inferiori rinforzati da diagonali chiodate al perimetro.

Il supporto in tela a filo medio di probabile canapa a tramatura semplice 1:1, si presenta molto indebolito dalla scarsa tensione a cui è stato sottoposto nel corso dei secoli. Sicuramente gli sbalzi termoigrometrici, subiti nel corso degli spostamenti da un deposito all’altro hanno influito negativamente sull’elasticità delle fibre, portando alla formazione di pieghe ed allentamenti soprattutto nella metà inferiore.

L’assenza di smussi perimetrali sul telaio ha causato la deformazione della tela e degli strati pittorici in prossimità delle traverse, con conseguente perdita di materia pittorica. Si è inoltre riscontrata una serie di macchie presenti sul verso dell’opera coincidenti con le pennellate di vernici date nel corso dei secoli e passanti gli strati pittorici.

L’allentamento del supporti è generalizzato, come evidenziato nella documentazione fotografica allegata, mentre non si sono riscontrate lacerazioni o mancanze.

Una generale perdita di consistenza delle fibre costituenti la tela ha causato una situazione estremamente fragile del supporto, prossimo al collasso strutturale, come visibile lungo i perimetri in parte svincolati dal telaio ligneo.

Gli strati preparatori sono composti da gesso e colla proteica, pigmentati con terre rosse, stese uniformemente in spessore di uno-due millimetri; si notano distacchi dal supporto, ed una craquelure accentuata ed evidente.

Distacchi e perdite di materia dipinta si trovano diffuse sull’intera superficie, in particolare in prossimità del perimetro e della veste della Madonna.

II film pittorico è steso in stratificazioni uniformi e non presenta particolari decoesioni dalla preparazione, né abrasioni evidenti.

Durante il corso dei restauri sono emerse le gravi lesioni della pellicola pittorica fortemente impressa dalle isole di craquelè sottostante.

La buona tecnica di realizzazione dell’opera e la stesura omogenea con pennellate di lume aggettanti ha ben conservato l’intera tavolozza cromatica utilizzata dall’artista.

Le stratificazioni di vernici sovrapposte hanno causato, oltre al naturale ingiallimento delle cromie, una ossidazione evidente sulle campiture scure.

 

                                 

Documentazione fotografica stato di fatto prima dell'intervento.

                                 

A sinistra il dipinto a luce diffusa, mentre a destra, l'opera a luce radente.

Evidenti le deformazioni della tela e la ragnatela creata dal craquelè.

 

INTERVENTO DI RESTAURO ESEGUITO


L’intervento di restauro è stato seguito dal Funzionario della Soprintendenza ai Beni Artistici, Storici e Demoetnoantropologici di Milano nella persona della Dottoressa Amalia Pacia.
In considerazione delle precarie condizioni di conservazione del supporto e della pellicola pittorica si è scelta una metodologia che rinforzasse la tela ormai inconsistente e rendesse leggibili le cromie offuscate dalle vernici ossidate.

Le fasi di restauro svolte durante l’intervento sono state:
- Preliminare rilievo fotografico professionale digitale dell’opera prima durante e dopo l'intervento di restauro 

  eseguito con riprese totali e particolari in formato 20x30 ( pellicola 6x7 o digitale ad alta definizione oltre

  10mp) e 15x20;
- una serie di prove atte a testare la tollerabilità dei materiali utilizzati durante Ia lavorazione, in particolare per

  le metodologie acquose;
- l'attenta rimozione del dipinto dal telaio ligneo per svincolare la struttura portante inadatta e ridare planarità

  alla tela;
- verifica dei necessari requisiti tecnici sul telaio ligneo originale per un eventuale ritensionamento dell’opera;
- sostituzione del vecchio telaio con nuova struttura lignea avente assi di maggiore sezione e traverse adeguate

  alle dimensioni provvisto di smussi angolari. incastri mobili e tensionatori meccanici angolari;
- a causa della grave decoesione degli strati pittorici è stata eseguita una velinatura con carta giapponese con

  adesivo compatibile alla natura dell'opera ( colla proteica opportunamente diluita ed addizionata di fungicida);
- successivamente è stata possibile la pulitura del verso originale eseguito con metodi meccanici e

  microaspirazione, asportando lo sporco accumulatosi con il tempo negli interstizi della tela;
- il consolidamento degli strati pittorici è stato eseguito con colla compatibile alla natura dell’opera agendo dal

  verso per imbibizione (colla proteica opportunamente diluita ed addizionata di fungicida);

- la foderatura del dipinto, necessaria per la stabilità del supporto, è stata eseguita con tela di lino,

  preventivamente sfibrata, applicata con colla pasta; successivamente è stata stirata con ferro tiepido per

  migliorare l’adesione tra le tele ed appianare il craquelè esistente;
- dopo l’asportazione della carta giapponese di protezione degli strati pittorici sono state eseguite le prove di

  pulitura effettuate su tasselli di limitata estensione.

  Essendo le vernici di recente stesura, si è agito con solventi organici volatili in miscele di alcool o acetone

  gellificate. Successiva estensione della pulitura a tutta la superficie integrando laddove necessario con l’utilizzo

  di tensioattivi quali saliva sintetica.;
- ritensionamento dell’opera sul nuovo telaio ligneo e successiva stuccatura delle lacune con stucco (gesso

  inerte e colla coniglio) pigmentato come l’originale preparazione;
- verniciatura a pennello con vernice Lefranc per ritocco, così da isolare le stuccature e prepararle al ritocco

  pittorico finale;
- restauro pittorico utilizzando colori a vernice specifici per restauro reversibili nel tempo.

  La metodologia mimetica di intervento adottata, in accordo con il Funzionario della Soprintendenza, è stata

  scelta in considerazione dell’estensione delle lacune;
- stesura finale di vernice, Lefranc finale, per nebulizzazione a più passaggi, ottenendo un effetto ottico non

  lucido, per valorizzare le cromie e per migliorare la lettura delle opere.

 


 

 

DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA

Stato di fatto prima

dell'intervento di

restauro

 

 

 

 

 


 

 

DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA

fase di pulitura

 

 

 

 

 

 


 

DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA

finali dopo l'intervento

di restauro