quale, da prete novello, aveva esercitato la mansione di maestro privato. La parrocchia di Telgate sentì il dovere e l'onore di commemorarlo solennemente nel 1929, centenario della sua morte.

27 - Gualteroni Ambrogio, dal 1829 al 1861. Già parroco di Villongo sant'Alessandro, lui stesso racconta i suoi precedenti nella lettera scritta il 28.10.1829 al vicario capitolare chiedendo l'ammissione al concorso per Telgate. Scrive d'aver prestato servizio per sette anni di carestia a Cassiglio, da lui definita la parrocchia più miserabile di tutte le altre in montagna, con il solo provento annuo di lire italiane trecento. Dopo altri sette anni di permanenza a Villongo sant'Alessandro, si dichiara nella dolorosa circostanza di dover chiedere, sempre per motivi economici, altra parrocchia, cioè Telgate. Assai conosciuto come valente predicatore, richiesto anche fuori diocesi. Da una sua nota si apprende che nel corso del solo 1829 predicò in Bergamo a Borgo Palazzo, a sant'Alessandro, a Valtesse, a san Pancrazio, a Seriate, a santa Brigida, a Chiuduno, a Paratico, a Iseo e molte altre località, oltre a Como per gli esercizi spirituali ai Chierici. Morì il 1° settembre 1861 «assalito da un colpo apoplettico». In data 2 ottobre 1911 in Can. Giovanni Zambetti di lui scrisse: «Missionario (predicatore di missioni) rinomato, di rigidissima penitenza, che vive tuttora per la memoria di povertà». La sua biblioteca, ricca di oltre mille volumi, in parte tuttora esistente, divenne biblioteca parrocchiale, a disposizione anche dei vari sacerdoti della Vicaria. Monsignor Bernareggi, nella sua Visita pastorale del 1942 prelevò quattro opere importanti, in parecchi volumi, da collocare nella Biblioteca della Curia vescovile.

28 - Bagioli Ignazio, dal 1861 al 1869. Già arciprete di Nembro. Il parroco di Grumello don Pietro Longhi, il 9 dicembre 1869 con queste parole avvisò la Curia Vescovile della morte di don Bagioli: «Torno in questo punto dall'aver chiuso gli occhi all'eterno riposo al povero arciprete di Telgate don Ignazio Bagioli.
Ne comunico l'infausta notizia a vossignoria coll'animo profondamente addolorato. Portò con grande rassegnazione la lunga e dolorosa malattia, e incontrò la morte in modo così edificante da lenire a tutti l'angoscia della perdita».

29 - Milesi Giuseppe, nato a Cassiglio nel 1827, dal 1870 al 20 dicembre 1902. Già arciprete di Clusone. Ottenne, e in forma definitiva, l'assegnazione della seconda sedia, dopo Ghisalba e prima di Almenno san Salvatore, nella valutazione delle precedenze onorifiche. La sua opera principale fu di aver abbellito la chiesa parrocchiale con la nuova facciata. Il coadiutore don Francesco Melgatti di Telgate così racconta la sua fine: «Il giorno prima aveva celebrato a stento, ma all'ultimo vangelo venne meno e fu trasportato a letto. Da ieri a oggi è deperito sì che è quasi irriconoscibile, ed il medico dice che da un momento all'altro può essere vittima della morte».

30 - Asperti Angelo, dal 26-7-1903 all'aprile 1925, nato a Martinengo il 4 ottobre 1852. Prima fu parroco a Premolo e poi Vicario titolato a Martinengo. Diede forte impulso alla venerazione del santo Crocifisso, ne compilò una succinta storia e un elenco dettagliato di alcune grazie straordinarie ottenute da particolari devoti. Forse è colui, che per eccesso di zelo, manipolò il documento dell'Atto della Visita di S. Carlo, per convalidare l'ipotesi della secolare antichità della presenza in Telgate del Crocifisso miracoloso. (Vedi capitolo sulla questione dell'antichità del Crocifisso a pag. 56).

31 - Bortolotti Clienze, dal 1925 al 1943.

32 - Biennati Pietro, dal 1943 al giugno 1971.

33 - Rizzi Ermenegildo, dall' 11 Ottobre 1971 e ne prese possesso ufficiale in data 21 novembre 1971.


N.B. - Degli ultimi tre arcipreti viene trattata a parte la figura e l'opera di apostolato.
I COADIUTORI DEGLI ARCIPRETI DI TELGATE
Accanto alla figura e all'opera di tanti valenti arcipreti del passato, sembra più che doveroso collocare anche la memoria dei sacerdoti coadiutori, che con un lavoro magari oscuro ma sempre molto efficace e zelante, hanno contribuito non poco al progresso spirituale dell'intera comunità in generale, e di alcuni settori della pastorale in particolare.

Nel 1717 - con l'arciprete Bartolomeo Arici (abitanti 638, adulti 452) sono coadiutori:

- Agostino Morbi, di anni 45, abita in casa propria;
- Antonio Trebbi, di anni 45, abita in casa propria;

- Doneda Emanuele, di anni 28, abita in casa dell'arciprete;

- Chierico Morbio Aurelio, suddiacono, di anni 27, abita in famiglia;

- Chierico Antonio Castelli, accolito, di anni 20, abita col padre.


Nel 1781 con l'arciprete Antonio Marconi (abitanti 742, adulti 548):
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